Se a volte hai la sensazione che i tuoi libri o racconti non vengano compresi dai lettori, sappi che non sei la sola persona a sentirsi così.
Ogni scrittore, mettendo su carta le proprie emozioni trasformandole in testi, ha il desiderio di lasciare qualcosa a chi leggerà quelle parole.
Il desiderio più grande è far sì che un lettore veda nella storia scritta qualcosa che appartenga al suo essere o semplicemente che lo porti in un’altra dimensione per evadere dalla realtà.
Dietro un libro c’è passione, amore, ricerche, tempo, ore di sonno perdute e spesso (almeno a me capita) accade di continuare a portare nei sogni il lavoro iniziato.
Non pensi ad altro.
Immagina come si deve essere sentito John Williams, scrittore oggi apprezzato per la profondità dei testi, quando si sentiva dire che i suoi romanzi erano troppo “cupi” o troppo “lenti”.
Nato a Clarksville, (29 agosto 1922 – Fayetteville, 3 marzo 1994) non ebbe il successo che oggi al contrario, lo inserisce tra i più grandi scrittori della letteratura americana.
Dopo aver servito nella Seconda Guerra Mondiale come paracadutista, studiò presso l’Università del Texas a Austin, dove sviluppò un forte interesse per la letteratura.
I suoi libri, però, non ebbero il successo sperato: le persone non li compravano, li definivano eccessivamente tristi, cupi e lenti.
Sicuramente il periodo non lo ha supportato. In fondo, siamo negli anni più bui del momento, dove la guerra ha portato via persone amate, distrutto città e annientato la speranza.
Immagino, quindi, passato questo momento, le persone non avessero una gran voglia di rivangare il passato.
Il primo romanzo: Nothing But the Night
Il primo lavoro pubblicato da John Williams è stato il romanzo “Nothing But the Night”, in italiano “Nulla, solo la notte”, uscito nel 1948.
Questo romanzo, scritto quando Williams era ancora uno studente, è una storia di introspezione e alienazione. Racconta la vicenda di Arthur Maxley, un giovane uomo che cerca di venire a patti con un trauma del passato e con le sue emozioni contrastanti.
Il romanzo esplora temi di isolamento, conflitto interiore e la difficile ricerca di un senso di identità.
Possiamo immaginare il motivo dell’insuccesso del suo primo lavoro. La guerra non è terminata da molto e le persone vogliono solo ricominciare a vivere e pensare al futuro in modo positivo.
Il secondo lavoro pubblicato da John Williams fu il romanzo “Butcher’s Crossing”, uscito nel 1960.
“Butcher’s Crossing” è ambientato nel Far West americano negli anni 1870 e segue la storia di Will Andrews, un giovane che lascia la sua vita nell’Est degli Stati Uniti per cercare avventura e autenticità nella frontiera occidentale. Il romanzo esplora temi come la natura, la solitudine, e la disillusione, offrendo una critica alle mitologie romantiche del West.
“Butcher’s Crossing” è spesso considerato un precursore del “revisionist western,” un genere che rivede e decostruisce le narrative tradizionali del western americano.
Siamo negli anni sessanta e iniziano una serie di cambiamenti che la popolazione, prima afflitta dalla paura e dal terrore, accetta e porta avanti con fermezza.
Vediamo una maggiore libertà in diversi ambiti: dalla sessualità alla musica, dalla moda alle proteste. Insomma, le persone volevano leggerezza e godersi quei cambiamenti.
Purtroppo per John Williams, non c’era spazio per l’introspezione e l’analisi della vita in maniera solitaria, immersi nella lettura di un testo che di certo non portava leggerezza.
Scrisse un altro romanzo, “Augustus” (1972), che gli portò a vincere il premio letterario National Book Award per la narrativa nel 1973.
Nonostante questo, però, fu il suo terzo romanzo a farlo riscoprire nel tempo e inserirlo come padre delle alcune opere più belle della letteratura americana: “Stoner”, pubblicato nel 1965.
Perché oggi ho voluto parlarti di questo scrittore? Sicuramente ce ne sono molti che attualmente hanno molte più opere e sono in vita.
Il motivo è semplice: non sempre le nostre opere incontrano il momento giusto. E va bene così.
Questo però non dovrebbe mai fermarti dal fare ciò che ami e continuare a portare avanti i sogni in cui credi. O cambiare la tua natura per adattarti ad un vestito troppo stretto.
John Williams è l’esempio di come, a seconda del momento in cui si vive, le cose possano andar bene o andar male, ma non che siano prive di significato.
Ad oggi, dopo la sua scomparsa, i suoi libri hanno ottenuto il successo che meritano e permesso a molti di scoprire grandi emozioni grazie alla sua scrittura delicata e profonda.
Non scoraggiarti se qualcosa non va per il verso giusto. Arriverà il tuo momento.
“Ci stupiamo della fine, come stupidi. Dovremmo stupirci di quando, tutto, sia cominciato.”
Sara Iannone
Rifugio Dei Lettori.